L’annerimento degli smussi

Davide Sora

 

Un aspetto, forse non fondamentale ma interessante, della liuteria classica cremonese è la pratica di annerire gli smussi del riccio, caratteristica presente in molti strumenti di Antonio Stradivari.   Non c’è una data precisa ne’ una attribuzione certa che attesti l’inizio di questa prassi. Probabilmente era già sporadicamente utilizzata anche prima di Stradivari, visto anche la consuetudine di produrre strumenti musicali che presentavano parti dipinte. Stando alle ricerche di Sacconi e Hill il primo liutaio ad annerire sistematicamente gli smussi del riccio fu proprio lui, mentre gli altri cremonesi “classici” (gli Amati e i Guarneri) non presentano questa caratteristica; unica eccezione è Giuseppe Guarneri del Gesù che, oltre agli smussi del riccio, colorava anche le punte delle fasce e lo smusso della nocetta del fondo.   In realtà l’unica testimonianza di nocetta con lo smusso annerito si trova nel piccolo violino (pochette) Guarneri del Gesù “Chardon” del 1735, in quanto in tutti gli altri strumenti questo dettaglio è sempre consumato dall’usura.              Per molto tempo, soprattutto nel secolo scorso, gli smussi neri sono stati ritenuti identificativi della liuteria francese dell’800.    Dopo gli splendori della liuteria cremonese del 6-700 si assiste ad un declino che ha come conseguenza lo spostamento dell’attività di costruzione degli strumenti verso la Francia. Parigi diventerà anche un importante punto di riferimento per il commercio. Presumibilmente in questo contesto viene adottata dai liutai francesi la pratica di annerire gli smussi, forse anche per richiamare il lavoro dei cremonesi più famosi, in particolare di Stradivari . Altra conseguenza, ben più grave, del declino della liuteria cremonese è la progressiva perdita della memoria storica e del sapere di processi e fasi costruttive tramandate per lo più in forma diretta da maestro ad allievo. Questa serie di circostanze  è verosimilmente all’origine dell’idea, ancora oggi erroneamente sostenuta da alcuni, che gli smussi neri siano caratteristici della liuteria francese dell’800.

In occasione della mostra “Capolavori di Antonio Stradivari” tenutasi a Cremona nel 1987 ebbi modo di ammirare il quintetto Mediceo di Stradivari e questa “scoperta” mi spinse a provare questa tecnica. Da quel momento decisi che avrei adottato su tutti i miei strumenti la pratica di annerire gli smussi della testa, delle punte delle fasce e della nocetta perchè esteticamente molto gradevole e, non ultimo, perchè ritengo sia un modo per riaffermare questa peculiarità della liuteria classica cremonese.

Lo smusso annerito, a patto che sia di una dimensione adeguata e cioè non troppo stretto da risultare rigido, è un valido accorgimento per evidenziare lo sviluppo del riccio. Gli stessi strumenti di Stradivari, come affermato dagli Hill e da Sacconi, hanno gli smussi anneriti solo a partire dal 1688/90 (anche se personalmente ritengo che questa data sia da anticipare di qualche anno, in quanto il Cipriani-Potter del 1683 presenta già questa particolarità) quando diventano leggermente più larghi rispetto alla precedente produzione e rappresentano una sottolineatura elegante della voluta.                                   Dopo Stradivari e Guarneri del Gesù la colorazione degli smussi appare solo episodicamente nel lavoro di altri liutai fino a che, nell’800, non viene ripresa  in parte come citazione stilistica e in parte come “richiamo” per favorire la vendita degli strumenti.

Tecnicamente parlando è importante che l’applicazione del colore nero avvenga dopo il perfetto isolamento del legno per evitare la penetrazione del colore nei pori, fatto che avrebbe come conseguenza un effetto esteticamente disastroso e irrimediabile.               Dagli studi specifici sul materiale utilizzato da Stradivari per questo ornamento, si può supporre che fosse un inchiostro piuttosto denso a base acquosa (di tipo ferrogallico) applicato subito dopo l’isolante/impregnante o, più probabilmente, dopo l’applicazione della vernice base per evitare ogni rischio di infiltrazione dell’inchiostro nel legno.              Gli strati successivi della vernice colorata andavano poi a ricoprire l’inchiostro garantendo la protezione dall’usura e migliorando l’aspetto visivo del  nero che, senza un adeguato filtro, sarebbe risultato di una tonalità troppo cruda e fredda.

 

Chardon 1735

Cipriani-Potter 1683

 

Il mio procedimento

Questi sono gli attrezzi che uso: quattro piccole rasiere, un’asta di legno conica da inserire nei fori dei piroli per sostenere in modo stabile la testa durante il lavoro, un pennellino tondo molto fine per l’applicazione del colore nero senza rischio di significative sbavature e un’altro più grande per applicare la gommalacca fissativa.

Foto 1 : attrezzi

Con le rasiere tolgo con delicatezza lo strato di vernice dallo smusso arrivando fino alla superficie del  legno avendo cura di non intaccare l’isolante/impregnante per scongiurare l’infiltrazione del nero nei pori. E’ importante evitare scheggiature della vernice lungo gli spigoli che verrebbero inevitabilmente riempite dal nero creando linee discontinue e poco nitide. Uso la rasiera appuntita [foto 2a]per entrare nei punti più ristretti come la fine dell’occhio e l’interno del giro, quella stretta e piatta [foto 2b] per il resto del giro e l’inizio della voluta, quella più grande[foto 2c] per le parti più accessibili della voluta e della cassetta piroli. Le rasiere sono affilate a 90° con doppio tagliente che presenta il vantaggio di poterle usare in entrambe le direzioni (sia spingendo che tirando) e di poter girare il filo ottenendo taglienti molto affilati ma poco aggressivi per non scheggiare la vernice e sono sagomate in modo da poter lavorare  agevolmente anche negli angoli più difficili del riccio. 

Foto 2a :  sverniciatura con rasiera piccola a punta

Foto 2b : sverniciatura con rasiera piccola piatta

Foto 2c : sverniciatura con la rasiera più grande per le zone più accessibili

Foto 3 : testa con gli smussi sverniciati

 

Preparazione e applicazione del colore nero

Un requisito importante del colore nero è che sia solubile in acqua: la presenza di solventi più aggressivi (come ad es. alcool o essenza di trementina) potrebbe sciogliere la vernice facendolo penetrare nel legno e rendendo difficoltosa la rimozione del nero in eccesso. Io utilizzo una pittura acrilica a base di nero di carbone e ossido di ferro molto densa e concentrata, diluita poco a poco con piccole quantità d’acqua fino ad ottenere una consistenza pennellabile ma che non causi colature.

Foto 4 : diluizione del colore nero

Foto 5 :  applicazione del nero

Con un pennellino tondo ed appuntito a setola corta (misura 000) applico il colore iniziando dall’occhio, in modo da poter appoggiare la mano sulle altre parti della testa per una migliore stabilità e precisione. Una o al massimo due passate sono sufficienti, diversamente significa che la diluizione del colore è eccessiva.

Foto 6 : colore nero applicato su tutti gli smussi

Durante l’applicazione è fondamentale contenere il più possibile le sbavature (mano ferma e molta pratica aiutano), ma è altrettanto importante assicurarsi di ricoprire  completamente la superficie sverniciata andando appena sopra agli spigoli. In questo modo sarà possibile eliminare successivamente il nero in eccesso lasciando solo la striscia netta delimitata dagli spigoli dello smusso.

Rifinitura del nero

Per eliminare le sbavature utilizzo le rasiere più piccole per poter lavorare con precisione su tutta la linea dello smusso. Sarà sufficiente una leggerissima pressione per rimuovere la pittura ad acqua in eccesso dalla vernice. Utilizzo anche la piccola rasiera ovale [vedi foto 1] per togliere le sbavature dalle parti concave della sguscia del dorso.  

                                                                                                                                 

Applicazione della gommalacca fissativa

Terminata la rifinitura applico una mano di gommalacca protettiva sopra al nero avendo cura di non ripassare due volte sullo stesso punto al fine di evitare che il solvente alcolico asporti parte del colore nero. Questa avrà un’azione fissativa sul nero e lo proteggerà durante l’applicazione delle successive mani di vernice.                                                                       A questo punto il lavoro di colorazione degli smussi è terminato e si potrà procedere con l’applicazione  della vernice colorata.

 

Davide Sora – Violino G XXII 2016

  

 

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